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Dipana la matassa e contemporaneamente disegna una rete di culti disposta lungo soprattutto gli itinerari di pellegrinaggio e di transumanza il volume San Pellegrino tra mito e storia curato da Adelaide Trezzini, presidente dell’Association International Via Francigena, con una introduzione di Franco Cardini (Gangemi).I santi riconosciuti dalla Chiesa con questo nome sono pochi: il martire romano, ucciso nel 192 insieme a Eusebio, Ponziano e Vincenzo, o il «Peregrinus» primo vescovo di Auxerre (anche se le ricerche, pur riconoscendogli verità storica, tendono a negarne il ruolo) e martire nel 304.

E il «peregrinus», termine che indicava semplicemente lo sconosciuto (etimologicamente significa «straniero»), passa presto alla P maiuscola.Sant’Alessio e san Rocco sono dunque i portabandiera, dotati questi sì di identità, di uno stuolo di santi in tutta Italia, come i vari Geroldo, Gerardo, Contardo, Gerio, Gallo, Enrico (i nomi rivelano la provenienza nord europea), divenuti tali talvolta per le circostanze del viaggio.

Ma se questi godono di un culto locale, Pellegrino, in virtù di quel nome collettivo, diventa titolare privilegiato di ospizi e santuari in luoghi nevralgici su tutto il territorio nazionale.Roma tra l’VIII e il IX secolo, quando la tradizione del pellegrinaggio si fa sempre più solida, gioca un ruolo fondamentale.

Come nel caso di San Pellegrino in Alpe, in Garfagnana, sganciatosi ben presto dall’apostolo della Borgogna per strutturarsi attorno a un santo «autoctono»: Pellegrino, figlio di Romano re di Scozia, fattosi eremita sui monti tra Lucca e Modena.

Fonte:
http://www.avvenire.it/Chiesa/Quanti+santi+Pellegrini_201002260953369330000.htm